Gli urbanisti hanno finora pensato di poter trasformare il mondo, ma si tratta di interpretarlo. L'idea di una pianificazione capace di fare i conti con il futuro e di decidere come sarà il mondo si è rivelata per molti aspetti fallimentare. Per quattro buone ragioni. Prevedere è difficile, pressoché impossibile - ma è necessario. Le forze che agiscono nella trasformazione della città sono determinate da processi e dinamiche che non hanno nulla a che fare con la pianificazione. Un approccio normativo-prescrittivo non tiene conto dell'inesorabile volontà di molti esseri umani a fare a modo loro. C'è una piccola distorsione totalitaria nell'idea di sapere che cosa è meglio per gli altri (anche se ci si riuscisse). Questo libro è a favore della necessità di pianificare (per dirla con Colin Ward: "Io non credo che ci si dovrebbe liberare della pianificazione. I ricchi potranno far tutto quel che vogliono, se ciò accade"). Ma di una pianificazione che possa funzionare. La nozione di antifragilità è essenziale per questo scopo. Non solo perché - in moltissimi casi - le città sono si-stemi antifragili, ma perché una pianificazione che operi in direzione dell'antifragilità può essere efficace e costruire le condizioni per evitare iniquità e bruttezza e favorire il diritto alla città.
Verso una pianificazione antifragile. Come pensare al futuro senza prevederlo
Titolo | Verso una pianificazione antifragile. Come pensare al futuro senza prevederlo |
Autori | Ivan Blecic, Arnaldo Cecchini |
Collana | Studi urbani e regionali, 141 |
Editore | Franco Angeli |
Formato |
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Pagine | 160 |
Pubblicazione | 06/2016 |
ISBN | 9788891727756 |