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Le mie cartoline dal fronte 1915-1918

Le mie cartoline dal fronte 1915-1918
Titolo Le mie cartoline dal fronte 1915-1918
Autore
Curatore
Prefazione
Argomento Biografie e storie vere Biografie generali
Editore Ernesto Di Lorenzo Editore
Formato
Formato Libro Libro
Pagine 94
Pubblicazione 10/2018
ISBN 9788894203929
 
12,00
 
0 copie in libreria
«(..) Che freddo nel corpo e nell’anima deve aver sentito di primo acchito il sergente Ignazio Rocca, aiutante di Sanità al suo arrivo a Moggio Udinese, che allora contava poco più di quattromila anime (oggi poco più di mille), un decimo della sua Alcamo. Eppure il giovane Ignazio, dopo aver superato i primi respingimenti ambientali, deve aver captato la magia dei luoghi. Cercava di trasmetterli alla famiglia con le tante cartoline che mostravano montagne incantate, quali sono ancora, infestate, secondo le leggende, da spiriti e streghe, assai lontani dalle gesta epiche dei cavalieri narrate dai pupi. Che spettacolo deve essere stata la prima visione della neve che scendeva abbondante a coprire i prati e le piccole dolomiti friulane. Uno stupore che avrà messo in secondo piano il freddo, per ripararsi dal quale chiedeva ai familiari indumenti caldi, assieme anche a camicie di seta colorata, forse magari per colpire uno sguardo chiaro sopra gli zigomi alti e una chioma bionda. (…) Nei momenti di disperazione, quando nelle tende del campo ospedaliero non ci sarà stato abbastanza anestetico per operare i troppi feriti, quando sarà spírato sotto le sue inesperte dita di studente l’ennesimo volto che non raggiungeva i vent’anni, Ignazio avrà lenito la propria impotenza e disperazione sul greto del fiume Fella, placando la sofferenza con il gorgoglio delle acque limpidissime, su cui dal 1917 a lungo avrebbero stazionato i resti del ponte di ferro, fatto saltare dagli artificieri dopo la disfatta di Caporetto. (…) Lo avrà consolato la dolcezza sottopelle dei locali, gente remissiva, “sottana”, abituata cioè a stare sotto, a essere dominata nei secoli dai popoli stranieri, capace di darsi totalmente e ingenuamente, superata la prima ostilità. (…) Ignazio avrà sicuramente pensato che non erano in fondo cosi abissali, come gli saranno apparse all’inizio, quelle latitudini e longitudini che separavano Alcamo da Moggio. Che, in fondo, alla sua insularità geografica e culturale corrispondeva l’insularità fiera di quella gente, che si sfiniva di lavoro ma non rinunciava alla dignità e al coraggio: terre di mescolanze, di confini e di orgoglio, agli estremi opposti dello stivale che finivano per assomigliarsi» (dalla prefazione di Cristina Battocletti).
 
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