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Teatro: Stadelmann-Le voci-Essere già stati-La mostra-Lei dunque capirà

Teatro: Stadelmann-Le voci-Essere già stati-La mostra-Lei dunque capirà
titolo Teatro: Stadelmann-Le voci-Essere già stati-La mostra-Lei dunque capirà
Autore
Argomento Poesia e studi letterari Letteratura teatrale
Collana Elefanti bestseller
Editore Garzanti
Formato
libro Libro: Libro in brossura
Pagine 256
Pubblicazione 06/2023
ISBN 9788811010289
 
18,00
 
0 copie in libreria
Reperibile
In questo volume "Stadelmann", "Le voci", "Essere già stati", "La mostra", "Lei dunque capirà". A partire dal 1988, quando pubblica Stadelmann, la scrittura per la scena prende un posto sempre più importante nell'opera di Claudio Magris. Anche perché i suoi testi teatrali accolgono spesso quella «scrittura notturna» che Ernesto Sabàto contrappone alla «scrittura diurna», razionale e consapevole. La drammaturgia di Magris fa dunque emergere verità più profonde, quelle che magari non si sa neppure di possedere e che anzi, a volte, addirittura «tradiscono» perché contraddicono quello in cui si crede. Non a caso, come annota nella sua prefazione Guido Davico Bonino, questepièces rientrano in una Drammaturgia del Disagio, variamente esplorata. Stadelmann, servitore e collaboratore di Goethe, prende via via coscienza del disagio del vivere e dello svanire della vita. "Le voci", giocando in apparenza sulla discrepanza tra voce umana e voce registrata, si ribaltano in una fiaba romantica «nera» su una ricerca di verità e autenticità che diviene ossessione e follia. "La mostra" mette in scena il destino minimo di un uomo, un artista morto in manicomio, e la sua regale, anarchica e colpevole autodistruzione, in una frantumazione dell'io che diviene babelica frantumazione del linguaggio. Il microdramma "Essere già stati" esplode, nonostante il tono apparentemente pacato, in una tensione estrema e radicale, in un desiderio di vivere postumi rispetto a sé stessi. "Lei dunque capirà", riprendendo in forma di monologo al femminile il mito di Orfeo ma dando la parola a Euridice, amplia il disagio fino a una dimensione metafisica che comprende l'amore e l'impossibile ricerca della verità.
 

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