Falsopiano: Viaggio in Italia
Che tutto abbraccia. I giorni e i film
Franco Cordelli
Libro: Libro in brossura
editore: Falsopiano
anno edizione: 2019
pagine: 182
«L'esigenza di una scrittura solitaria, come direbbe Bataille, silenziosa, sacra: quella scrittura che parlando rende omaggio al silenzio, che trasforma la pornografia in erotismo. È un'altra avanguardia, una scrittura che chiameremmo sperimentale, che ogni scrittore, ogni "pornografo", inventerà a propria immagine e somiglianza (...). È quell'avanguardia che tocca artisti assai diversi tra loro, da Sade a Lawrence, da Miller a Gombrowicz, da Oscar Wilde a Robbe-Grillet. (...) L'erotismo non è altro che una pornografia consapevole di se stessa, che non si accontenta di sé, che usa i propri stessi strumenti contro il proprio stesso statuto, il suo fatale produrre senso, ideologia. L'erotismo introduce una specie di buco nella pornografia, una zona di silenzio, un'insoddisfazione. Non si tratta, naturalmente, di un piacere che si spiritualizza, che si affina: esso è un piacere della lingua come recinto materiale dell'essere: un linguaggio che procede contro se stesso: critica di ogni amputazione e di ogni dualismo, ma anche di ogni paradiso dell'immaginario o di ogni schizofrenia offerta come salvezza paradossale. Come in Couch di Andy Warhol, dove il membro maschile era sempre al centro della scena, ma dove la saturazione aveva già prodotto i suoi effetti deleteri e la tolleranza era giunta all'ultimo stadio della repressione: quel membro, infatti, l'ironia dell'autore lo aveva reso impossibilitato a elevarsi: quasi un sarcastico addio alle armi; un invito, finalmente, a desistere». (Franco Cordelli, Le armi del pornografo).
Al cinema da giovani
Maurizio Ponzi
Libro: Libro in brossura
editore: Falsopiano
anno edizione: 2019
pagine: 330
Maurizio Ponzi nella sua vita ha avuto la ventura di scrivere con la carta e la pellicola, con buon successo, riuscendo quasi sempre a mischiare, come consigliava Godard, le due modalità: immaginare di fare del cinema scrivendo critiche, recuperare la critica e la riflessione teorica realizzando film. Di certo per lui il discorso con il cinema non si è mai interrotto. Da spettatore-bambino, onnivoro e instancabile, per cui tutti i film erano belli e meritavano di essere raccontati, fino a quando, giovane critico, ha cominciato a scrivere, frequentare festival, fare interviste. Un rapporto col cinema diventato, col tempo, più controllato ma dove la scelta di certi film e certi autori, denotano sempre uno spiccato gusto personale e soprattutto la voglia di andare oltre la mera funzione dell'analista o, peggio, del certificatore di qualità. Quando scrive di cinema Ponzi non si accontenta di quello che sta sullo schermo ma cerca di cogliere, quando è possibile, ciò che è detto di traverso o sottovoce e rischia quindi di passare inosservato o essere frainteso. È così quando parla delle "lentezze stilistiche" di Dreyer o delle gag "straniate" (extra genere) di Chaplin o del Godard montatore in lotta contro il Godard regista. Un modo di fare critica inusuale che merita di essere segnalato. Dal 1964 al 1970, collaborando con varie riviste, Ponzi ha scritto centinaia di testi, fra recensioni, saggi, interviste e interventi redazionali. In questo volume ne viene riproposta un'ampia selezione, in cui accanto a pezzi dedicati ai Maestri indiscussi (Chaplin, Dreyer, Rossellini, Lang, Welles, Hitchcock, ecc.) ce ne sono altri più laterali e sorprendenti (e sono quelli a cui l'autore tiene in modo particolare), dai capolavori colpevolmente misconosciuti ai film hollywoodiani frettolosamente etichettati come "commerciali". Il libro scritto da un critico molto "speciale", pronto a diventare un regista dall'itinerario artistico per molti aspetti esemplare.
Uno sguardo famelico. Il cinema di Roberta Torre
Libro: Copertina morbida
editore: Falsopiano
anno edizione: 2019
pagine: 162
Quando, nel 1997, il suo "Tano da morire", originalissima fusione di musical e film sulla mafia, venne presentato con clamore alla Settimana della Critica di Venezia, la milanese Roberta Torre, già da qualche anno trasferitasi a Palermo, era nota soltanto in una ristretta cerchia di cinefili per alcuni suoi notevoli cortometraggi. Il grande successo arriso al lungometraggio d'esordio, ha lanciato una carriera artistica di costante qualità e capacità di sperimentazione. Molto attiva anche in campo teatrale, autrice di romanzi e fotografa, la Torre ha messo assieme negli anni una filmografia ricca in cui si mescolano con scioltezza documentario e fiction. Tra i suoi film, sempre sorprendenti e assai apprezzati dalla critica, ricordiamo, il premiatissimo "Angela", melodramma sulla malavita affrontato con sguardo da entomologa, il noir "Mare nero" che sviscera una morbosa sessualità maschile, "I baci mai dati", commedia sociale su una "santa" tredicenne in un quartiere povero di Catania. Nel 2017 la Torre è tornata all'antico mescolando mondo criminale e musical, aggiungendovi con sapienza Shakespeare e psicanalisi, colori sgargianti e spettacolari canzoni e coreografie: il risultato è Riccardo va all'inferno, opera di lucente forma e lucida sostanza, che, con la sua complessa stratigrafia, rappresenta un po' la summa del suo cinema. Legatissima al mondo siciliano, nondimeno la Torre, di cui per la prima volta questo volume analizza in modo organico e analitico i film e la carriera cinematografica, ha saputo estrapolarvi una poetica che va molto al di là del dato concreto del "reale" per creare un universo in cui compaiono spesso aspetti surreali e grotteschi al fine di una rappresentazione e comprensione "famelica" della società che ci circonda.
Il cinema laboratorio di Alberto Grifi
Annamaria Licciardello
Libro: Copertina morbida
editore: Falsopiano
anno edizione: 2018
pagine: 200
Straub/Huillet. Cineasti italiani
Piero Spila
Libro: Libro in brossura
editore: Falsopiano
anno edizione: 2018
pagine: 160
«Nelle inquadrature che facciamo tutte le cose che le compongono hanno gli stessi diritti, questa è la democrazia. È la stessa cosa che io dico all'inizio di ogni dibattito col pubblico: per noi tutte le domande fatte dagli spettatori meritano la stessa attenzione. Se tu vai al cinema per vedere un film devi essere costretto ad accordare la stessa attenzione a una lucertola, una mosca, l'aria che cambia, una macchia di luce o di colore che si posa su un attore, che non è mai interessante per se stesso, perché l'attore non è il centro dell'universo, è solo una piccola parte dell'inquadratura: per noi ogni centimetro quadrato del fotogramma ha la stessa importanza, non può essere che il naso dell'attore abbia un'importanza maggiore. L'uomo non è mai stato al centro dell'universo, ha cominciato a credere di esserlo nel Rinascimento, e a quel punto ha cominciato a saccheggiare il nostro pianeta. Il lavoro dell'artista consiste nel materializzare delle sensazioni, più esse sono materializzate in maniera forte, precisa, più quell'artista fa bene il proprio lavoro. In questo modo di procedere la tecnica non ha nessuna importanza, è solo un mezzo. In certi film per il 90% non si vede nulla sullo schermo, vuol dire che quelli che hanno fatto quei film non vedevano nulla e dunque sullo schermo non potevano lasciare nulla. Essi filmano prima di vedere. E poi delegano tutto alla tecnica pensando che essa possa fare il lavoro per loro». Un libro dedicato a uno dei sodalizi artistici più importanti della storia del cinema.