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Quodlibet

Non è cosa facile creare con arte un giardino. Maria Teresa Parpagliolo (1903-1974)

Cristina Imbroglini

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 208

Il volume è un’indagine su Maria Teresa Parpagliolo, e più in generale sul progetto di paesaggio; muove infatti dall’intento di conoscere meglio una progettista molto nota all’estero e poco studiata in Italia, nonostante un’attività teorica e sperimentale intensa e significativa. Parpagliolo partecipò al progetto degli spazi verdi dell’E42, progettò, sempre a Roma, il Cimitero militare francese di Monte Mario, il Parco dell’Hotel Cavalieri Hilton, i comprensori residenziali di Casal Palocco, Olgiata, Vigna Clara, il patio della sede RAI. Il libro si rivela, soprattutto, un’occasione preziosa per riflettere su temi che alimentano il dibattito contemporaneo sull’architettura del paesaggio. Più che una biografia o una ricostruzione esaustiva del lavoro di questa pioniera del progetto di paesaggio, il volume propone una lettura critica, orientata a evidenziare la portata innovativa di alcuni punti di vista di Parpagliolo su temi ancora molto attuali: la formazione e le competenze specifiche di un architetto del paesaggio; la continua ridefinizione del campo di azione del paesaggista in rapporto ai mutamenti della relazione uomo-ambiente;
20,00

Mappe della ragione. Kant e la medialità dell'immaginazione cartografica

Tommaso Morawski

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 256

Nella sua biografia Cassirer definisce Kant un «geografo della ragione», il primo ad aver avviato un progetto di topografia filosofica, passando dalla descrizione del cosmo spaziale alla descrizione del cosmo intellettuale. In effetti, è con lui che inizia a maturare l’idea che anche la filosofia ha bisogno di un modello per orientarsi, che il pensiero possiede una geografia ancor prima di una storia. Al punto che il sistema critico-trascendentale sarebbe diverso, e forse irriconoscibile, senza le metafore spaziali che lo contraddistinguono. Ma si tratta davvero, e soltanto, di semplici metafore? Oppure esistono delle profonde connessioni tra le immagini geografiche utilizzate da Kant e le tecniche di controllo, produzione e manipolazione dello spazio che caratterizzavano la coscienza spaziale e l’immaginazione cartografica dell’Illuminismo? Queste domande vengono qui affrontate in una prospettiva inedita, all’incrocio tra il testuale e il visuale, l’umano e il non-umano. Si parte da una riflessione sui nessi tra spazialità e sistematicità, media e cultura, per indagare le pratiche transmediali di scrittura risultanti dal processo di negoziazione tra il testo e la mappa come medium. L’obiettivo è dimostrare che il disegno cartografico della sfera terrestre, modello scopico dell’archivio universale illuminista, è la matrice immaginativa della filosofia trascendentale di Kant, il monogramma della sua «ragione cartografica».
23,00

Saggio sul principio generatore delle Costituzioni politiche e delle altre istituzioni umane

Joseph de Maistre

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 144

Una Costituzione è un insieme di credenze, pratiche, istituzioni talmente connaturate alla comunità di cui sono espressione da (dover) risultare non semplicemente adottate, bensì incarnate dai e nei membri di essa. In quest’ottica, un popolo non ha una Costituzione, ma è una data Costituzione, che di esso enuclea caratteristiche identitarie tanto irrinunciabili (pena la dissoluzione dello stesso legame comunitario) quanto inseparabili da un processo plurisecolare di sedimentazione che nessun volontarismo è in condizioni, di fatto e di diritto, di rimpiazzare. La Costituzione si rivela dunque il precipitato ultimo della costante permanenza nel tempo di una forma di vita che si tramanda e perpetua di generazione in generazione – indirizzo non già immutabile in ogni suo aspetto, ma certo non alterabile nella sua impostazione e nel suo nucleo valoriale di fondo. Questo l’assunto da cui prende le mosse il più irriducibile araldo del tradizionalismo moderno, Joseph de Maistre, nel difendere nella sua più rimarchevole opera giuridico-politica, "Saggio sul principio generatore delle Costituzioni politiche e delle altre istituzioni umane" (1814), la tesi solo apparentemente paradossale secondo cui ogni proposito (e progetto) di mettere per iscritto una Costituzione deve intendersi come l’autoevidente dimostrazione della sostanziale e inemendabile perdita di legittimità di un contenuto che, se e fintantoché davvero fondamentale e fondativo, non abbisogna di alcuna trascrizione (e finanche verbalizzazione). La necessità di mettere a tema, fissare e difendere qualcosa rappresenta, in tale ottica, la riprova incontrovertibile del fatto che questo qualcosa non è (più) immediatamente ovvio, indiscutibilmente certo, inoppugnabilmente saldo – non è più, in una parola, costitutivo. Su questo scarto fa leva Maistre per addivenire alla conclusione – estrema, ma niente affatto estremistica – secondo cui una Costituzione che necessiti di essere esplicitata si fa involontaria disvelatrice, per ciò stesso, della più inoperabile autodissoluzione del potenziale aggregante proprio di quell’insieme di princìpi, norme e procedure che pure con tale operazione si intenderebbe preservare. Una Costituzione scritta diviene così, nei fatti, una Costituzione nulla: nasce, in buona sostanza, già morta.
16,00

Alcune riflessioni sulla filosofia dell'hitlerismo

Emmanuel Lévinas

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 112

In questo saggio, uscito nel 1934 sulla rivista «Esprit», uno dei grandi pensatori ebrei di questo secolo si misura con il fenomeno nazista «pressappoco all’indomani dell’arrivo di Hitler al potere». Prescindendo audacemente dagli ovvi cerimoniali di condanna nei confronti di un regime che già si palesava in tutta la sua ferocia e dal facile scherno per la rozzezza degli «hitleriani», Levinas si sofferma, con una lucidità forse ancor oggi impareggiata, sul «risveglio di sentimenti elementari» che caratterizza l’hitlerismo, e che ne fa un oggetto privilegiato dell’indagine filosofica. «Perché i sentimenti elementari – scrive in apertura – racchiudono una filosofia; esprimono la prima attitudine di un animo di fronte all’insieme del reale e al suo destino. Predeterminano o prefigurano il senso della sua avventura nel mondo». Levinas insiste sulla contiguità di tale filosofia con le postazioni più avanzate del pensiero contemporaneo, da cui proprio in quegli anni – in virtù di una visione radicalmente nuova della natura umana – giungeva uno scacco irrevocabile all’universalismo cristiano e al liberalismo idealista, cioè alle due strategie elaborate dall’uomo europeo per sentirsi libero rispetto alla sua contingenza storica e corporea. È possibile che le acquisizioni filosofiche dell’epoca, per un verso così feconde da alimentare il cammino del pensiero fino a oggi, covino in seno costitutivamente il seme di fenomeni così aberranti e catastrofici? E in che senso oggi dovremmo sentircene ormai al riparo?
13,00

Artpod. Ascolti d'arte-Art for the ears

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 200

Le opere d’arte della Collezione Maramotti raccontate dagli autori di «doppiozero» e interpretate dagli attori del Teatro delle Albe.
24,00

Le forme dell'intensità. Reinterpretare la densità urbana per lo spazio abitativo contemporaneo

Flavia Magliacani

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 160

In ambito architettonico, nel corso degli ultimi trent’anni la nozione di “densità” è stata oggetto di un rinnovato interesse, soprattutto alla luce della crescente consapevolezza ecologica che ha imposto una profonda revisione di pratiche e approcci al progetto dello spazio urbano. Affermando la salvaguardia del territorio come un nuovo imperativo categorico, una vasta letteratura sulla dispersione urbana ha portato a intravedere nel ritorno alla città densa e compatta la migliore strategia per costruire un futuro abitativo maggiormente sostenibile. Al contempo si è diffuso un sentimento di “nostalgia verso la sola forma della città perduta” che rivela una certa parzialità di analisi e rigidi dualismi interpretativi (città-campagna, centro-periferia, urbano-periurbano). Tale impostazione disciplinare corre infatti il rischio di banalizzare la reale complessità dei sistemi territoriali offuscando la dimensione contestuale dello sviluppo urbano. In quest’ottica, il volume propone un diverso approccio alla lettura e al progetto dello spazio abitativo con l’obiettivo di ridefinire strumenti analitico-progettuali che sappiano descrivere e interpretare le diverse forme di densità che caratterizzano la condizione contemporanea. Passando da una concezione statica e quantitativa della densità a una concezione più dinamica – incentrata sulla qualità delle relazioni tra le componenti dello spazio urbano – si propone così uno slittamento semantico e concettuale verso la nozione di “intensità”.
18,00

Racconti dei mari del sud

Jack London

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 240

Questi racconti (South Sea Tales, 1911) sono basati sui ricordi di Jack London quando era mozzo di nave sul finire dell’Ottocento tra le isole e gli innumerevoli atolli sparsi per il Sud Pacifico: le Salomone, le Figi, Paumotu, Le Nuove Ebridi, Tahiti, e anche Pitcairn, l’isola dove si erano rifugiati gli ammutinati del famoso Bounty. È una Melanesia ancora mezza selvaggia, ancora abitata qui e là da cannibali e cacciatori di teste, percorsa dai bianchi occidentali per i loro accaniti e inevitabili traffici. Sono storie spesso crudeli e sanguinarie, di brutale spietatezza, ritratti schietti e impietosi di mercanti e avventurieri che circolavano sotto l’ardente sole dei tropici. Ma c’è pure ammirazione per certi tratti caratteriali degli indigeni, come la pazienza, il desiderio in alcuni instancabile di libertà, la fedeltà all’amicizia. Naturalmente il modo di parlare (mantenuto nella traduzione), il modo di nominare e giudicare gli indigeni è quello dell’epoca coloniale, un gergo che oggi sarebbe di sicuro ritenuto inaccettabile.
15,00

Patologie

Antonella Moscati

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 204

Crescere tra discorsi medici, nomi e sintomi di malattie improbabili e desuete o ancora quasi sconosciute, con il costante timore della loro potenziale incurabilità tranne che in un caso: la bella angina dalle placche bianche curata con gli ancora giovani antibiotici. Nasce così il racconto autobiografico e umoristico della più giovane delle quattro figlie di una famiglia napoletana su cui aleggia la figura di un lontano prozio medico e santo. Sotto lo sguardo di un padre ipocondriaco, che ha compiuto i suoi studi di medicina fra le due guerre, e di una madre vitale, ottimista e molto ansiosa, le esperienze e le nozioni mediche e terapeutiche, le diagnosi improvvisate e le disquisizioni sui vaccini diventano parte essenziale del vissuto infantile e del lessico famigliare, tessendo una fitta rete alla quale è impossibile sfuggire, e che una scrittura eccessiva e dissacrante riesce a cogliere in tutta la sua teatrale comicità.
12,00
A prezzo di parole

A prezzo di parole

Amedeo Giacomini

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 264

I due libri di Amedeo Giacomini, qui raccolti insieme a un’importante silloge di poesie inedite, rappresentano, Presumût unviâr per la poesia e L’arte di andar per uccelli col vischio per la prosa, due vertici della letteratura del Novecento. Nel primo, Giacomini, certamente il massimo poeta friulano della sua generazione, ci ha lasciato «lo splendido canzoniere della senilità presagita» (Isella), una sorta di appassionata resa dei conti di una vita con se stessa, in cui il tempo dell’uomo e quello della natura sembrano intrecciarsi e sospendersi a vicenda. Nel secondo, L’arte di andar per uccelli col vischio – che evoca nel titolo e nelle illustrazioni il prezioso trattato medievale di Federico II su L’arte di cacciare gli uccelli col falco – è la lingua italiana a esibire la sua immanente contemporaneità con tutti i suoi tempi, in una prosa che, per ricchezza e originalità, può reggere al paragone con quella delle Operette morali leopardiane, che Giacomini evoca esplicitamente nell’esergo. Prefazione di Giorgio Agamben. Con una nota di Matteo Vercesi. Notizia biografica di Ivan Crico.
22,00
Cimarrón. Biografia di uno schiavo fuggiasco

Cimarrón. Biografia di uno schiavo fuggiasco

Miguel Barnet

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 240

Esteban Montejo è un cimarrón, un ex schiavo fuggiasco che per diversi anni, fino all’abolizione della schiavitù a Cuba, ha vissuto in clandestinità nascosto tra le montagne. Quando lo scrittore ed etnologo Miguel Barnet lo conosce, nel 1963, Esteban ha centoquattro anni. È un uomo acuto, caparbio e orgoglioso, dai ricordi estremamente vividi. Questo libro nasce da mesi di registrazioni su nastro delle conversazioni che i due ebbero alla Casa del Veterano dell’Avana: un documento unico che ci consegna un punto di vista indigeno sulla schiavitù e sulla storia cubana, fino alla guerra d’indipendenza dalla Spagna e agli anni del protettorato statunitense. Barnet restituisce intatto l’espressivo linguaggio del cimarrón, componendo un romanzo testimoniale di profonda poesia e, al contempo, un resoconto etnografico di eccezionale valore. Le parole di Montejo ci conducono nel cuore dell’ingenio, la piantagione di zucchero dove lo schiavo, privato del diritto al proprio corpo, è tenuto in una condizione di «ferita permanente». Prefazione di Italo Calvino.
18,00
Pietre di pane. Un'antropologia del restare

Pietre di pane. Un'antropologia del restare

Vito Teti

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 224

Nulla più dell’idea del «restare» potrebbe apparire estraneo alla storia del sapere etnografico. Restare sembra l’antitesi del viaggiare, del mettersi in discussione, della disponibilità al disordine, alla scoperta, all’incontro. Ma davvero l’idea e la pratica del restare sono inconciliabili con l’esperienza antropologica? E, soprattutto, è possibile pensare un viaggiare separatamente dall’esperienza del restare, e davvero il restare va accostato all’immobilità, alla scelta di non incontrare l’alterità e di non fare i conti con la propria ombra, il proprio doppio? Restare è difendere un appaesamento o esiste anche una maniera spaesante di restare che, a volte, può risultare più scioccante del viaggiare? L’avventura del restare – la fatica, l’asprezza, la bellezza, l’etica della «restanza» – non è meno decisiva e fondante dell’avventura del viaggiare. Le due avventure sono complementari, vanno colte e narrate insieme. Restare, allora, non è stata, per tanti, una scorciatoia, un atto di pigrizia, una scelta di comodità; restare è stata un’avventura, un atto di incoscienza e, forse, di prodezza, una fatica e un dolore. Senza enfasi, ma restare è la forma estrema del viaggiare. Attraverso racconti, memorie, note di viaggio e riflessioni, che si fondono in un romanzo antropologico ambientato tra la Calabria e il Canada, Vito Teti ricostruisce la complessità della «restanza», senza nessun cedimento a un’estetica dell’immobilismo e con una sofferta interrogazione sul senso dell’erranza nell’epoca della modernizzazione globale.
20,00
Scottature

Scottature

Dolores Prato

Libro: Libro in brossura

editore: Quodlibet

anno edizione: 2024

pagine: 88

"Scottature" è la storia dell’uscita nel «mondo» di una ragazza cresciuta in convento. Tutti si aspettano qualcosa da lei: che attraversi l’oceano per sposare un bravo giovane, che tema Dio, che mostri buon senso, che preghi in maniera vistosa, che, disperata di trovare un posto nel «mondo», si faccia suora. La ragazza delude ogni singola aspettativa. Compie sì un viaggio, ma per diventare studentessa universitaria; ha più dimestichezza con Dio che con le sue creature e dunque non lo teme; preferisce sempre la logica al buon senso e la gratuità al debito che attiva un apparente beneficio; forse prega e senz’altro prova riconoscenza, ma non lo dà a vedere. Tra ustioni e accartocciamenti, riesce così a diventare donna a modo suo, senza sposarsi né con Dio né con un uomo. Il racconto condensa i tratti indocili della prosa di Dolores Prato: la rapidità imprevedibile del dettato, la vividezza linguistica in studiato accordo con l’oralità, il rifiuto di lirismi e frammentismi d’accatto, uno humour malinconico e spaesato, l’autobiografia come spazio e non come genere della propria scrittura.
12,00

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