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Donzelli

Le parole hanno una storia. Apartheid, colonialismo, crimini di guerra, genocidio, pogrom, sionismo

Marcello Flores

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 144

«La cultura dei diritti umani ha bisogno, in questa fase storica, di fare un salto di qualità analogo a quello che è avvenuto dopo il 1945, per uscire da un tunnel di violenza che sembra inarrestabile. La corretta definizione delle parole è uno degli strumenti fondamentali di analisi e confronto, di formazione e acquisizione del sapere e, in ultima istanza, di tutela della democrazia e della convivenza civile». Quando pronunciamo parole come apartheid, colonialismo, crimini di guerra, genocidio, pogrom, sionismo, sappiamo esattamente a cosa ci riferiamo? Ne comprendiamo appieno il significato, la storia, le implicazioni? Le parole non sono solo uno strumento per comunicare, ma innanzitutto una classificazione e una riorganizzazione dell’esperienza sensibile, in relazione a conoscenze, competenze, valori. Questo è vero ancora di più quando ci inoltriamo nella sfera dei diritti umani, cui ci riconduce il piccolo vocabolario selezionato per questo volume da Marcello Flores. È bene entrare in questo ambito con cautela, senza approssimazioni né banalizzazioni, maneggiando con cura concetti che hanno alle spalle una storia ben precisa. La Dichiarazione universale dei diritti umani, la Convenzione sul genocidio, le quattro Convenzioni di Ginevra sulla protezione dei feriti, sui prigionieri di guerra, sulla protezione dei civili e delle donne sono alcuni dei testi fondamentali che, elaborati dopo la fine della seconda guerra mondiale, diventano punti di riferimento per la società civile e democratica. Una rivoluzione, nata dalla convinzione che occorre limitare il ruolo degli Stati, legandoli a valori che appartengono all’umanità, che vanno oltre le differenze storiche, culturali, religiose e politiche. Ma che ne è oggi dei diritti umani? Quali misure sono prese per prevenire o interrompere possibili genocidi? A cosa si deve la ripresa del razzismo e dell’antisemitismo, perfino in Europa? Non è facile essere ottimisti, ma è proprio in una situazione di questo tipo che il ruolo dell’opinione pubblica e delle organizzazioni non governative diventa fondamentale per una nuova offensiva della cultura dei diritti umani, ormai diventata puro discorso retorico. È in quest’ottica che si rivela cruciale recuperare la solidità e la concretezza di parole e concetti chiave. L’obiettivo di questo lavoro è consentire un confronto di idee lucido, impedire paragoni discutibili, favorire giudizi meno arbitrari: le parole hanno una storia, e solo se adoperate con questa consapevolezza si fanno vero motore di cambiamento, lo strumento più prezioso e potente anche per fare la storia.
16,00

L'altro regionalismo. Per un'autonomia comunitaria

L'altro regionalismo. Per un'autonomia comunitaria

Andrea Piraino

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 240

L’autonomia differenziata è un tema profondamente divisivo nel dibattito pubblico, come dimostra la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibile la cosiddetta legge Calderoli – che disciplinava le procedure per il riconoscimento di «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» alle Regioni ordinarie – evidenziandone i profili di illegittimità. Negli scritti raccolti in questo volume, il costituzionalista Andrea Piraino analizza debolezze e criticità del tradizionale regionalismo storico e propone un disegno alternativo di macroregionalismo comunitario. A un’autonomia differenziata che rischia di perpetuare le inefficienze e di inasprire la competizione tra Regioni, che presenta inoltre pericoli di rottura dell’unità repubblicana, di stravolgimento del principio di eguaglianza e di tutela dei diritti fondamentali, l’autore oppone – sulla base del negletto art. 117, comma 8, della Costituzione – un diverso modello regionale, basato sulla possibilità di creare delle intese tra le Regioni per migliorarne l’esercizio delle funzioni, attraverso la modifica dal basso dei confini regionali, e così attuare un moderno e funzionale macroregionalismo. Una nuova articolazione regionale, dunque, improntata al principio di solidarietà e in linea con la politica di coesione territoriale europea, che sia in grado di garantire risposte efficienti, efficaci ed economiche agli stessi problemi che presentano oggi vaste aree limitrofe, ad esempio in materia ambientale o in tema di sviluppo. Un ordinamento più equo, in cui il principio di libertà e quello di eguaglianza non restino dei meri enunciati ma supportino il pieno sviluppo della persona umana, e in cui la solidarietà politica, economica e sociale diventi un dovere comunitario inderogabile.
28,00

Un rivoluzionario nel palazzo. Scritti storico-politici (1963-2015)

Un rivoluzionario nel palazzo. Scritti storico-politici (1963-2015)

Umberto Coldagelli

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 270

Umberto Coldagelli è stato un funzionario parlamentare, vicesegretario generale della Camera dei deputati, politologo e studioso del pensiero liberale francese dell’Ottocento (Jules Michelet, Edgar Quinet e soprattutto Alexis de Tocqueville) e della Quinta Repubblica francese iniziata con la riforma costituzionale gollista del 1958. Coldagelli è stato anche un protagonista di importanti riforme nell’amministrazione della Camera, di cui ha coordinato per anni tutto il settore della documentazione interna e dell’informazione verso i cittadini. I saggi riprodotti nel presente volume, apparsi su diverse riviste e pubblicazioni accademiche tra il 1963 e il 2015, coprono l’insieme degli interessi coldagelliani e offrono un percorso attraverso oltre cinquant’anni di riflessione intellettuale e impegno pubblico, a partire dagli studi di orientamento marxista operaista, segnati dall’influenza e dall’amicizia con Mario Tronti. Dagli anni settanta in poi, Coldagelli torna ai temi della sua formazione accademica sotto la guida di Federico Chabod: al pensiero politico di Tocqueville (cui ha dedicato gran parte della propria opera), al sistema istituzionale della Quinta Repubblica francese da de Gaulle a Macron, al rapporto tra cittadini e Parlamento, con riflessioni politologiche di grande pregnanza, anche per l’oggi, sul ruolo dei partiti e delle forze sociali in una democrazia matura, e sulle inquietanti prospettive aperte dal populismo avanzante. Negli ultimi scritti emerge una sintesi matura del suo pensiero: un confronto tra storia e politica, tra teoria e prassi istituzionale. Coldagelli riflette sul proprio ruolo nella modernizzazione dell’amministrazione della Camera, in un dialogo ideale con il pensiero di Pietro Ingrao, con cui collaborò strettamente.
28,00

L'innovazione della pubblica amministrazione. Tra continuità e transizione digitale

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 160

Il libro propone una riflessione accurata sullo stato dell’arte e sul livello di innovazione della pubblica amministrazione italiana alla luce delle numerose riforme che, negli anni, hanno provato con esiti differenti a cambiarne il volto in termini di efficacia ed efficienza. Guardare oggi al funzionamento e all’organizzazione della pubblica amministrazione, in una prospettiva comparata, ci aiuta infatti a comprendere la centralità del suo ruolo e la rilevanza sul piano della qualità delle politiche pubbliche e della tutela dei diritti fondamentali di cittadinanza, in un mondo caratterizzato dalla crescita costante delle disuguaglianze economiche, sociali e civili. Allo stesso modo, l’attenzione si concentra sul lavoro pubblico e le sue peculiarità rispetto al settore privato, le sue criticità e i problemi legati all’organizzazione e gestione dei lavoratori. Le trasformazioni nel mercato del lavoro, l’offuscamento dei confini, la progressiva assimilazione delle Pa alle realtà di mercato e la diffusione di pratiche di Human Resources Management orientate alla qualità dei servizi e alle performance, richiedono, infatti, un cambiamento radicale dell’organizzazione del lavoro e dei processi di reclutamento, selezione e valorizzazione dei lavoratori. Ciò implica una profonda revisione dell’esistente, a partire da una visione diversa dello Stato come «buon datore di lavoro», un investimento nella leadership e nella riforma della dirigenza pubblica, passando per la rivisitazione dei concorsi in grado di reclutare e trattenere i migliori talenti, unitamente a un congruo investimento in attività di formazione continua per garantire i percorsi di crescita professionale e le carriere. Non meno rilevante è il tema della diffusione delle nuove tecnologie e del loro impatto sul lavoro e sull’organizzazione della Pa; specificatamente, la trasformazione digitale intesa come «metamorfosi» o cambiamento sostanziale della logica e del funzionamento della pubblica amministrazione.
25,00

Bandiere e lenzuoli. La nascita dell'antimafia, la politica, le memorie

Matteo Di Figlia

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 224

Nel 1992 le stragi di Capaci e via D’Amelio segnarono una profonda cesura in quello spazio politico e culturale che chiamiamo antimafia. Per capire appieno il lascito di questo passaggio cruciale occorre però ricostruire la sua complessa genealogia. Sebbene vi fosse una storia antica, risalente all’associazionismo sindacale di fine Ottocento e alle lotte contadine dei due dopoguerra, fu a partire dagli anni settanta del XX secolo che si creò una convergenza di forze politiche e civili di ogni orientamento che si dotarono di nuovi linguaggi e di un bagaglio di valori originali. Da quel momento, il movimento antimafia attraversò i grandi cambiamenti del paese: si incrociò con l’affermazione di nuovi quadri sociali e con l’attivismo delle donne, risentì dell’ascesa delle televisioni, anche private, nel dibattito pubblico, visse il mutato rapporto tra magistratura e società, partecipò alla crisi dei partiti, contribuendo ad accelerarla, e producendo, paradossalmente, un nuovo ambito politico. Inoltre, la sua grammatica di base, costruitasi attorno a forme di memoria che diedero a funerali e commemorazioni un senso collettivo, si ibridò con le nuove raffigurazioni della Shoah, ormai divenute il principale riferimento per ogni discorso memorialistico. Gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino diedero avvio a una nuova fase: benché fosse già disseminata su tutto il territorio italiano, fu allora che l’antimafia assunse, anche grazie al contributo decisivo dell’associazione Libera, un respiro più nazionale. I fatti accaduti in Sicilia furono da quel momento rielaborati da un corpus di libri, canzoni, film, forme rituali, programmi e serie tv, spesso intesi con una funzione pedagogica, come testimonianze utili per la trasmissione di valori alle nuove generazioni. Il libro indaga la nascita di questo campo culturale.
26,00

Dante e il mare

Donato Pirovano

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 208

Nel viaggio oltremondano raccontato nella Commedia, Dante rasenta una volta sola il mare: sono le acque oceaniche che bagnano l’isola del purgatorio nell’emisfero australe, che il poeta vede dopo essere uscito dall’inferno. In quelle stesse acque, all’inizio della creazione è precipitato Lucifero, e lì è naufragata la nave di Ulisse, dopo che l’eroe greco aveva convinto i suoi compagni a lanciarsi oltre le Colonne d’Ercole. Il Mar Mediterraneo è invece presente nei racconti di personaggi incontrati lungo il cammino, da Francesca a Folchetto di Marsiglia, da Pier da Medicina a Sapia. Il mare nostrum si intravede anche nei miti che interagiscono con la poesia dantesca: Glauco, la Sirena, Ero e Leandro, gli Argonauti. Tuttavia, è nel tessuto metaforico che il mare fa sentire maggiormente il rumore dei suoi flutti, a partire dalla similitudine con cui si apre il poema, quella di un naufrago che scruta le acque alle quali è sopravvissuto, fino all’immagine del canto finale del Paradiso, in cui Nettuno guarda meravigliato l’ombra di Argo, la prima nave che ha solcato il suo regno. C’è poi una metafora antica che Dante rende sua e rinnova, quella della poesia come navigazione, che apre mirabilmente le ultime due cantiche e innerva l’intera struttura del poema. Quello del mare è un tema ricorrente nella Commedia, ma è presente in quasi tutte le opere di Dante; dato curioso, visto che molto probabilmente egli non ebbe mai occasione di solcarlo. Si tratta di un argomento sterminato, ricco di sfaccettature, oltre che di implicazioni letterarie e filosofiche, spesso toccato dalla critica, ma fino a oggi mai affrontato compiutamente in una monografia. Il libro di Pirovano colma questa lacuna offrendo un’analisi completa della presenza del mare, fisico e metaforico, nel corpus dantesco.
28,00

Politica e martirio. Il rogo di Primavalle tra storia e memoria

Amy King

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 288

Il 16 aprile 1973, nella borgata di Primavalle, zona nord-ovest della capitale, intorno alle 3 di notte, qualcuno versa una tanica di benzina davanti alla porta di un appartamento. È l’abitazione della famiglia Mattei: il padre, Mario, è segretario della sede locale del Movimento sociale italiano. Nell’incendio moriranno due dei sei figli: Virgilio, di 22 anni, e Stefano, di 10. Gli autori dell’attentato sono tre ragazzi di Potere operaio; saranno dichiarati colpevoli solo nel 1987, ma di fatto non pagheranno mai. La tragedia – cui seguirono depistaggi e mistificazioni – viene ricostruita in queste pagine da una studiosa inglese, che con il vantaggio della «distanza» illumina la vicenda e per la prima volta ne chiarisce le distorsioni, intrecciando il racconto storico e la documentazione giudiziaria, le reazioni della stampa e le testimonianze di uno dei figli sopravvissuti e della gente del quartiere. Il «rogo di Primavalle» si delinea così come un punto di svolta nella storia della violenza politica in Italia: per la sinistra, che fino a quel momento se ne era considerata immune, significò la fine dell’innocenza; per il partito di Giorgio Almirante, nell’occhio del ciclone per una sequela di azioni terroristiche ad opera degli estremisti, significò la possibilità di un riscatto. L’attentato favorì infatti la costruzione di una retorica intessuta di sacrificio e martirio, alimentata sia dall’esito del primo processo sia dalla campagna contro il Msi portata avanti dai media, autori di una manipolazione della memoria giunta fino ai nostri giorni. Ed è propriamente una riflessione sull’uso della memoria questo libro «duro e necessario», come lo definisce Alessandro Portelli: oltre a decostruire il modo in cui i fascisti e la destra ricordano, costringe gli antifascisti, gli eredi della nuova sinistra e non solo, a fare i conti con un’altra pietra d’inciampo, con una memoria sgradita, che disturba ancora oggi.
28,00

Il territorio, bene comune degli italiani. Proprietà collettiva, proprietà privata e interesse pubblico

Paolo Maddalena

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 208

«Si è radicato nella mente di tutti che il proprietario è assoluto padrone dei suoi beni, non tenendo conto del fatto che il fenomeno dell’edificazione produce effetti non solo sui beni in proprietà del privato, ma anche sui beni che sono in proprietà collettiva di tutti, come il paesaggio, che, essendo un aspetto del territorio, è in proprietà collettiva del popolo, a titolo di sovranità». Passione civile e competenza giuridica si fondono in questo densissimo contributo alla riflessione sui beni comuni. Con rigore e lucidità, non perdendo mai di vista l’obiettivo di dare al suo lavoro massima concretezza, Paolo Maddalena, uno dei più importanti giuristi italiani, pone il problema nel quadro sconcertante dell’attuale crisi, mettendo in luce come crisi ambientale e crisi finanziaria abbiano una causa comune: la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi. Come già diceva Roosevelt in una relazione al Congresso degli Stati Uniti nel 1938: «la libertà di una democrazia non è salda se il popolo tollera la crescita di un potere privato al punto che esso diventa più forte dello stesso Stato democratico». Di qui l’importanza di distinguere la proprietà comune o collettiva, che ha il suo fondamento nella «sovranità», dalla proprietà privata, che ha il suo fondamento nella «legge», ristabilendo un equilibrio che negli ultimi decenni di storia italiana è stato tutto sbilanciato a favore della proprietà privata. L’autore rileva con forza la precedenza storica della proprietà collettiva del territorio da parte dell’intero popolo sulla proprietà dei privati e la prevalenza giuridica della prima sulla seconda, sancita dalla stessa Costituzione. Si tratta di due dati che consentono un capovolgimento della tradizionale concezione borghese, rafforzata dal pensiero unico dominante del neoliberismo economico, secondo cui l’interesse pubblico costituisce un limite alla proprietà privata, là dove è la cessione a privati di parti del territorio, oggetto di proprietà collettiva, che limita la proprietà collettiva medesima. Una tale inversione di prospettiva è, secondo l’autore, imprescindibile se si mette in atto una lettura non preconcetta della Costituzione rispetto al tema della funzione sociale della proprietà, dei limiti all’iniziativa economica privata e dell’intervento pubblico nell’economia. «Pochi intendono – sottolinea Salvatore Settis nella sua Introduzione – che solo il rigoroso fondamento sul disegno di società voluto dalla Costituzione e il puntuale radicarsi nel nostro ordinamento possono far uscire le tematiche dei beni comuni dal limbo dell’utopia, e farne invece il manifesto di una politica dei cittadini non solo auspicabile, ma possibile». Un pamphlet appassionato e rigoroso che, a dieci anni dalla prima edizione, nulla ha perso della sua attualità e della sua urgenza e che esorta a dare inizio a un autentico rinnovamento economico, sociale e politico.
19,00

Sant'Anna di Stazzema. Memorie di guerra, culture di pace

Sant'Anna di Stazzema. Memorie di guerra, culture di pace

Caterina Di Pasquale

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 224

La mattina del 12 agosto 1944, un battaglione delle SS, con il supporto di elementi repubblichini, accerchia il borgo di Sant’Anna di Stazzema e massacra gli abitanti, in una delle più atroci stragi nazifasciste compiute in Italia. La memoria di questo eccidio rappresenta, per il nostro paese, una vicenda emblematica. Il libro di Caterina Di Pasquale ne ripercorre in chiave antropologica le tappe fondamentali, a partire dal processo di rimozione strutturale che lo caratterizzò a lungo, agevolato dal ritardo dell’iter giudiziario, finché nel 1994 non vennero ritrovati 695 fascicoli sulla strage, «archiviati» a palazzo Cesi, sede degli Uffici della magistratura militare. In questa ricostruzione si intrecciano la dimensione privata e quella pubblica, le istanze nazionali e quelle locali, la storia ufficiale e quelle individuali. A prendere la parola sono le persone scampate allo sterminio, i loro familiari. Da quel 12 agosto chi è sopravvissuto non ha fatto altro che raccontare: parlando del proprio mondo distrutto ne ha celebrato il ricordo; evocando le vittime e pronunciandone i nomi le ha onorate e ha dato un senso alla vita di chi se ne è andato e di chi è rimasto. I più giovani hanno incorporato questa narrazione e l’hanno fatta propria integrandola, passando il testimone alle nuove generazioni. In questo percorso la memoria risulta attraversata da contrasti e contraddizioni, in un’ambivalenza tra dicibile e indicibile, tra pace e conflitto: tensioni vitali e da preservare, se si vuole evitare una memoria comunitaria edulcorata e normalizzata, priva del suo potere contrastivo e critico, di quella forza che permette di restare vigili sul presente e sul futuro.
27,00

Il femminile e il sacro

Il femminile e il sacro

Julia Kristeva, Catherine Clément

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 304

Esiste un sacro specificamente femminile? È l’interrogativo da cui prende le mosse un intenso confronto tra due scrittrici, due amiche, intellettuali e atee: Julia Kristeva e Catherine Clément. Tra aneddoti personali e connessioni inaspettate – dalle vacche sacre dell’India alla figura della Vergine, dall’impurità delle mestruazioni all’anoressia e al sacrificio, da Freud a Socrate passando per Lady Diana e santa Teresa d’Ávila –, Clément e Kristeva intessono un dialogo sul senso più profondo dell’essere femminile e del sacro, al crocevia tra natura e cultura, pulsione e linguaggio, corpo e pensiero. Le loro riflessioni, nella forma dello scambio epistolare, sono viaggi nello spazio e nel tempo che esplorano in modo appassionato territori solitamente lasciati al loro mistero. Mettendo in relazione miti, rituali e credenze dell’induismo, del buddhismo, dell’animismo africano e dell’ebraismo, Catherine Clément racconta le scene sorprendenti di un sacro che ha visto con i propri occhi e che è scritto sul corpo e nell’anima. Julia Kristeva, invece, attraverso le storie di alcune sue pazienti psicanalitiche e i temi della maternità, dell’amore e della mistica cristiana, rivela la misura – e l’eccesso – femminile dell’esperienza interiore. Un tema, quello del femminile e del sacro, che risale alle origini stesse dell’umano ma che interessa il presente: le due autrici ricordano infatti le diverse forme di barbarie di cui ancora oggi sono vittime molte donne nel mondo, a ogni latitudine. Di fronte al pericolo, però, le donne in questo terzo millennio si risveglieranno. E questo libro diventa, così, l’affresco esaltante del risveglio femminile, tra eternità e modernità.
27,00

La memoria dimezzata. I campi fascisti nelle testimonianze slovene

La memoria dimezzata. I campi fascisti nelle testimonianze slovene

Marta Verginella, Oto Luthar, Urška Strle

Libro

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 320

Molti campi di internamento fascisti furono caratterizzati da condizioni brutali, paragonabili a quelle dei campi nazisti; non pochi erano riservati alla popolazione slovena. È questa una delle pagine più buie della politica coloniale e bellica del regime: una storia rimossa, trascurata anche dalla storiografia italiana, così come da quella slovena. Tra il luglio e il novembre del 1942 fu portata avanti una grande offensiva nei territori sloveni, prima con il massacro della popolazione civile e poi con la deportazione di circa 30000 persone. Intere famiglie furono imprigionate nei campi fascisti, dove vennero sottoposte a un trattamento durissimo. Per la maggior parte si trattava di sloveni ribelli, ma anche di amici e familiari – bambini compresi – dei partigiani: contro di loro l’azione degli italiani, che si prefiggevano di fascistizzare l’area occupata, fu crudele e sistematica. In ciò il regime proseguiva una strada già sperimentata nei campi di internamento africani, gravata tuttavia da un atteggiamento del tutto particolare – di affinità e insieme diffidenza, di superbia e insieme di timore – mostrato tradizionalmente nei confronti della popolazione slovena. Attraverso un accurato e minuzioso lavoro di storia orale, gli autori del volume danno voce a coloro che sulla propria pelle subirono la deportazione: sono loro – all’epoca per lo più bambini – a raccontare, portando alla luce vicende di sofferenza e di violenza, ma anche episodi di solidarietà. Intrecciando le testimonianze con la ricostruzione del contesto europeo, si compone il quadro storico generale e si indagano le ragioni per le quali questo trauma collettivo per troppo tempo ha faticato – e tuttora fatica – a emergere e a essere presente in tutta la sua complessità nella memoria comune slovena e in quella italiana.
27,00

Rigenerazione urbana e territoriale. Un sussidiario

Rigenerazione urbana e territoriale. Un sussidiario

Libro: Libro in brossura

editore: Donzelli

anno edizione: 2025

pagine: 256

C’è un’evidente continuità tra il volume che qui si presenta nella collana dei «Saggi» e la fortunata edizione delle «Saggine» che è stata proposta nel 2022 all’attenzione dei lettori sotto l’insegna di "Rigenerazione urbana. Un glossario". Ci sono anche importanti segnali di novità, in un mondo e in un tempo che fanno dell’innovazione la propria insegna. La nuova edizione, facendo tesoro dell’esperienza, si propone con una diversa articolazione e anche con qualche maggiore ambizione. Ne è evidente testimonianza la trasformazione del titolo, che ha voluto esplicitare, accanto a quella «urbana», la dimensione «territoriale» della rigenerazione, e che, per qualificare la sua natura, è passata dalla figura icastica e un po’ erudita del glossario a quella più umile e colloquiale del sussidiario. Sussidiario, per il dizionario Treccani, è un aggettivo con il quale denotiamo ciò «che serve di sussidio, di aiuto; che costituisce un mezzo complementare e integrativo per qualcos’altro»; più specificamente è «manuale, libro: il sussidiario, testo che nelle scuole elementari integra il libro di lettura e l’insegnamento del maestro nelle varie materie di studio». Diventando sussidiario, il glossario accetta innanzitutto la metafora che interpreta la rigenerazione urbana e territoriale essenzialmente come un processo educativo nel quale si rivolgono suggerimenti e suggestioni piuttosto che ordini e direttive. Sussidiario come deposito di consapevolezze che aspirano a diventare riferimenti e «linee guida» per l’elaborazione laboratoriale che ogni singolo percorso di rigenerazione si darà, nei tempi e nei modi che qualificano la propria diversità come originale ricombinazione di significati ed elementi che, in diversi contesti, hanno già avuto altra veste e altre vite.
27,00

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