CTL (Livorno)

Le parole del corvo ti rimbombano nella mente, mentre un senso di urgenza cresce dentro di te. Ogni battaglia da qui in avanti non sarà solo uno scontro di abilità, ma un duello tra i segreti che porti e le ombre che ti perseguitano. Ogni carta rappresenta una parte di te: una forza, una debolezza, una verità nascosta. Dovrai scegliere quali svelare e quali tenere coperte, sapendo che ogni errore potrebbe consegnare la vittoria al nemico. Il corvo emette un ultimo verso prima di volare via nella nebbia. «Preparati, cavaliere. La prossima mano si giocherà con la tua anima». Rimani solo, mentre il suono delle sue ali svanisce nel silenzio. Senti il peso di ciò che ti attende: non si tratta di sconfiggere un avversario, ma di affrontare verità che hai sempre evitato di guardare. Gianluca Ingaramo, Il cavaliere di cuori.

“Raccontami una storia, prof!”. Un libro che ha, come protagonista, una giovane professoressa, Vera Romano, e che racconta l’intensa esperienza da lei vissuta in una scuola di quartiere della città di Messina. Una realtà “difficile”, come quella di tante scuole con un’alta percentuale di disagio giovanile e di dispersione scolastica, dove il bullismo, la microcriminalità e numerosi problemi sociali sono all’ordine del giorno, e dove il mestiere del docente si rivela quanto mai problematico, perché, come si sa, non basta la preparazione teorica a decretare il valore di un professore. Ce la farà la prof. Vera Romano, giovane laureata in Lettere Classiche, vincitrice di ben due concorsi a cattedra, proveniente dal prestigioso e tranquillo Liceo classico “Maurolico”, a tener testa a una classe di ventisei ragazzi dal vissuto “difficile”, in rotta con gli adulti, insoddisfatti, fragili e specchio di un ambiente socialmente degradato? Troverà il modo di scalfire la loro scorza da “duri” incalliti? E soprattutto, prima che alla mente, saprà arrivare al loro cuore?

"Un libro sui buoni sentimenti. Un libro scritto con calma e sottovoce. Un libro forse inattuale: in un mondo di urla e di fretta, di prevaricazioni e di frenetiche innovazioni, rivaluta valori come la memoria, il gioco, l’amicizia, il senso della natura e la lentezza. La lentezza. Addirittura. Sono stati scritti libri autorevoli sulla lentezza. Però, secondo me, va riscoperta. Mi sono soffermato anche sul sorriso. Si sorride parecchio in questi racconti. Forse l’ho inflazionato il sorriso, è vero, ma meglio il sorriso della rabbia e dell’urlo. I protagonisti di questi racconti sono i più disparati e magari anche inattesi: amici di vecchia data e persone incontrate per caso, bambini e professori, il fiume. Ma c’è anche la mamma. E ci sono persino gli animali: possono insegnare tanto, la fiducia, per esempio; e perfino la gentilezza. Anche in questo caso, non scopro nulla: è stato già detto, ma vorrei ribadirlo, secondo la mia esperienza. Ho raccontato anche di due viaggi, due esperienze di vita: in Togo e in Germania".

Il terzo volume dal titolo “Profumi di vita vissuta” non è altro che il nuovo, appassionante, coinvolgente capitolo di un autentico “canzoniere d’amore”, che accompagna Angela Maggio sin da quando decise un bel giorno, ma bello per davvero, di mettere coraggiosamente per iscritto le sue emozioni.

Ecco. Ci risiamo. Nonostante l’estate rovente, ricomincia la caccia all’assassino. Almeno funzionasse l’aria condizionata! La splendida cornice delle Terme del Corallo di Livorno, ritornate a nuova vita dopo un complesso restauro, metteranno a dura prova l’intuito di Centolance, che stavolta si troverà in una storia piuttosto intricata. Non si tratterà solamente di omicidi, ma bensì di reati estremamente diversi per loro stessa natura, eppure indissolubilmente collegati fra loro. Si troverà a collaborare con la Capitaneria di porto e l’intendenza di finanza, creando giochi di squadra che lo impegneranno in un ruolo di conduttore mai esercitato prima. Eppure non smetterà mai di ascoltare le persone più semplici, che come sempre lo aiuteranno in modo sostanziale a districare la matassa. E mentre le indagini, gli incontri, il lavoro con la sua squadra procederanno con momenti di difficoltà, ci sarà pure chi, scampato per miracolo ad un omicidio, cercherà di mettersi in contatto con qualsiasi persona lo possa aiutare e scoprirà con angoscia di non poter essere minimamente ascoltato. Un giallo che si snoda tra le vie della città di Livorno, con i suoi colori, con la sua gente.

Noi italiani siamo stati a lungo dominati dalla paura e dai divieti imposti dal regime di Gheddafi, nonostante vivessimo lontani dalla Libia da molti anni. Quando iniziai a scrivere, era un periodo in cui il nome del dittatore non veniva ancora pronunciato apertamente. La censura sulla stampa e sulla libertà d’espressione ci aveva condizionati profondamente, al punto da adottare una prudenza estrema per evitare qualsiasi manifestazione di dissenso nei confronti del Leader e della sua politica, anche se gli scritti non erano ancora stati divulgati e da tempo risiedevo in Italia. Nel 1970, a causa dell’esilio improvviso dalla Libia, ogni cosa fu abbandonata: le fatiche dei nonni e dei genitori, i beni materiali e, soprattutto, la sicurezza di un futuro sereno. La possibilità di guardare avanti senza timore svanì, e il senso di stabilità si sgretolò progressivamente. Perdemmo la continuità della vita scolastica e la speranza di vacanze spensierate. Nata a Tripoli, faccio parte del gruppo dei profughi italiani espulsi nel 1970, ex residenti considerati incompatibili con il nuovo governo della Repubblica araba di Libia secondo la politica di Gheddafi.

Serge, un uomo ancora giovane, ex fotografo, perde la moglie, improvvisamente. Vive nella terra, la Liguria, a lui cara già dall’infanzia, ma ora la sente quasi estranea. Avvinto da un’immagine di una imbarcazione che gli sembra di scorgere all’orizzonte decide di ricercare nei cantieri di tutta la zona quel che potrebbe essere il relitto del bovo ligure, appartenuto alla Capitano Dewey, vissuto nel territorio, ormai scomparso dopo la fine di sua moglie. Un mistero aleggia sull’imbarcazione di nome Giulia. In quell’impresa che va progettando spera di ritrovare la volontà di vivere. Una difficile traversata in mare verso il Marocco, con almeno un compagno di viaggio, lo attende. Il percorso mette alla prova la barca e l’equipaggio. Abdul è lo skipper marocchino insieme al mozzo Khalid, entrambi desiderano tornare a Essaouira, dalle rispettive famiglie.

Una poesia cosmica, che trova la sua ragion d’essere nelle innumerevoli connessioni di tutti gli esseri umani e non umani con l’universo, è questa la definizione che meglio rispecchia nel complesso l’opera poetica di Maria Grazia Brasile: «Nell’Universo / altri pianeti / a ritmo del tempo / ruotano in altri soli. / Umani... non umani... / vivono il loro spazio di tempo concesso... / Sono spazianti... vibranti... / amanti... forse felici... / In un tempo sospeso che scorre, / che non chiede... / che vede... l’azzurro intenso... / di un tempo che non conta giorni...». È evidente la grande curiosità della poetessa, affascinata dai misteri che aleggiano nello spazio infinito che ci circonda.

L’amore è nello sguardo! L’amore è nello sguardo! Le strofe iniziali che volutamente ho ripetuto per dare enfasi al loro bellissimo ed eterno significato, sono state scelte dalla poetessa milanese Anna Vercesi, quale titolo della sua nuova raccolta di poesie, strofe che pagina dopo pagina ritroveremo anche in altri componimenti, così da legare con sottile un “fil rouge” le emozioni che ne scaturiranno leggendoli. Come in un tramonto in cui i colori s’incendiano, prima di spegnersi e morire, o nel crepuscolo, dove attendono smaniosi di rinascere, le parole di Anna Vercesi evocheranno in noi una serie d’immagini, rimanendo per molto tempo nei nostri cuori.

Elisa e Stefania si conoscono da quando avevano quattro anni. Hanno frequentato la stessa scuola dell’infanzia e tutte e due si sono scontrate, fin da bambine, con una caratteristica che le rendeva diverse. Derise e allontanate dai coetanei, trovano forza l’una nell’altra, in un’amicizia che vince il tempo e lo spazio. Si perdono di vista per anni, ma poi il caso le riavvicina e le lega in un destino che le unirà per la vita. Affrontano ostacoli, dubbi e difficoltà. Bulimia, bullismo e dipendenza affettiva sembrano avere il sopravvento. Eppure, troveranno modi diversi di uscirne, anche quando tutto sembra perduto, grazie alla loro sincera e profonda amicizia, e alla ferma fiducia in una forza sovrannaturale che trascende i limiti di ciò che è visibile agli occhi e si può percepire solo attraverso il cuore.

Carlo Plani lascia il suo posto di assistente presso la facoltà di Lettere, per dedicarsi a disegnare e scrivere Graphic Novel, ottenendo un grande successo con la serie dedicata a Tom Risi. Dalla relazione iniziata in modo clandestino con Sara Tresti, una sua studentessa universitaria, nel 1991 nasce Samuele. Padre e figlio, dopo essere stati abbandonati da Sara, si stabiliscono a Mirtacea, paesino a ridosso dei Monti della Laga, seguendo il consiglio dell’editore e amico Franco Giorgi. Nel 2001 un ex poliziotto, Walter Tonelli, inizia ad avere incubi ricorrenti nei quali appare un essere orribile che vive in un bosco, al cui centro vi è una grande quercia. Indagando, scopre che il bosco si trova proprio nel paese dove l’ormai adolescente Samuele e il suo vecchio papà stanno trascorrendo la loro vita felice. La Quercia dalle foglie rosse sarà al centro della vicenda che vede coinvolti gli abitanti di Mirtacea e le Forze dell’ordine, chiamate a investigare su delitti misteriosi e atroci e leggende centenarie.

"Dedicato ai cuori solitari dei ragazzi dell’associazione Mediterraneo di Livorno La fredda primavera si faceva sentire nella mia camera d’albergo. Mi trovavo a Medjugorje per l’ennesimo pellegrinaggio, ma, questa volta, in compagnia di un gruppo composto per lo più da anziane signore. Nella hall dell’hotel, affollata e rumorosa, aspettavano il check-in chiacchierando incessantemente. Il vocio assordante mi sembrava quasi irrispettoso: eravamo in un luogo sacro, dove il raccoglimento e la preghiera avrebbero dovuto prevalere. Non eravamo certo nella chiesa della Madonna, ma comunque provavo un certo disagio nel sentire tutto quel brusio, che spesso sfociava in pettegolezzi."